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| | Bart Bass, mio padre, era morto. Tutti continuavano a ripeterlo, tutti volevano che lo ricordassi. E nessuno, invece, aveva una minima intenzione di smettere, smetterla di compiangere un morto che da vivo non aveva fatto niente per loro, se non derubarli arricchendosi grazie anche agli stessi, i quali fingevano ancora di non accorgersi di niente. Parenti, colleghi, impiegati delle industrie bass si condogliavano a me, quasi fossero sicuri che ne avessi bisogno. Ma il problema, era che questa gente non capiva. Era talmente ottusa da pensare che il figlio di Bart Bass, da sempre vissuto nella sua ombra, senza mai poter credere nelle proprie potenzialità, sempre svalorizzato e reso nulla proprio dallo stesso, potesse essere grato di ricevere le loro condoglianze. No, io non li tolleravo, non riuscivo a sopportare tutto questo, perchè sembrava fossi l'unico a vivere questo "tragico" evento come una liberazione. Io non soffrivo per la sua morte, per la sua perdita; io soffrivo perchè non ero mai riuscito ad avvicinarmi, ad ottenere un minimo di rapporto paterno con lui, ma nonostante questo non avevo mai abbandonato la speranza di poterlo soddisfare, sorprendere un giorno. Ora che era morto però, non solo non mi rimaneva neanche uno straccio di ricordo affettivo legato a mio padre, ma anche quel pò di speranza dalla quale avevo sempre tratto gran parte della mia forza, adesso mi era stata sottratta, sbriciolata, schiacciata da quella macchina. Ma ciò nonostante, nella mia interiorità ambivaleva anche quell'altro sentimento contrastante, quel senso di libertà che mi rincuorava inevitabilmente. Ero solo adesso, non dovevo dimostrare niente a nessuno, non dovevo agire in condizione delle aspettative di un altro. Questo alternarsi di sentimenti continuamente in lotta tra loro, però, non faceva che rendermi decisamente instabile. Affogavo la disperazione e il fastidio nell'alcool, bevevo per dimenticare, perchè solo in quel modo riuscivo ad ignorare tutta quella gente che invece faceva di tutto perchè ricordassi. E probabilmente, quel pomeriggio fu proprio questo a spingermi a quell'azione affrettata: riaprire il victrola. Volevo dimostrare a tutti che avevo già smesso di affliggermi per la morte di mio padre, che stavo già dedicandomi agli affari, al lavoro che avevo ereditato proprio dalla sua morte. E il victrola, avevo deciso di chiudere quel locale per motivi così futili e invece, per me, adesso era giusto l'unico che mi ricordasse una delle poche volte che Bart aveva depositato fiducia in me. Quella volta, seppur con difficoltà, lui aveva creduto nel mio potenziale e io volevo dimostrare a me stesso,a tutti che non si era sbagliato. Un paio di telefonate bastarono a mettere tutto apposto, ma ora tutto l'Upper East Side dove saperlo. Di certo non mi sarei affidato a Gossip Girl, perchè così avrei avuto modo di rivolgermi solo ad un pubblico decisamente ristretto. Volevo di più, un articolo, la prima pagina di una rivista abbastanza famosa ad esempio. Bene, mi sarei recato al W personalmente, per essere sicuro di ottenere quanto voluto. Ma scoprii di aver riservata una sorpresa non tanto piacevole. Arrivato sul posto, incrociai l'ultima persona che avevo immaginato di trovare lì: Blair .Edited by . kay ‚ - 8/3/2011, 15:05
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